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Parigi e la joie de vivre

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Un weekend a Parigi alla scoperta dei musei e della joie de vivre

Parigi è meraviglia.

Quel sentimento vivo e improvviso di ammirazione, di sorpresa, che si prova nel vedere, udire, conoscere una cosa che sia o appaia nuova, straordinaria, strana o comunque inaspettata.

Parigi è così: suscita meraviglia con i suoi palazzi eleganti, i suoi viali ampi e le sue stradine strette, i suoi musei e i suoi artisti di strada. I suoi contrasti.
Con la pioggia, la nebbia o il sole, appare sempre diversa, inaspettata, unica.

Parigi è come un valzer che parte da note basse e lievi come i passi di chi ci arriva con spensieratezza e si lascia travolgere da un crescendo di volti, colori, suoni che avvolgono e incantano. Vista dalla Torre di Montparnasse, il secondo più alto grattacielo di Parigi situato al 33 avenue du Maine, XIV arrondissement (Biglietto intero 18 euro ridotti dai 9 ai 15 euro), la città risplende nella calda luce di un tramonto, bianca, raffinata, interrotta solo da ampi viali e da giardini romantici. 

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«Bonjour Paris» è il pensiero del mattino, mentre sbircio dalla tenda se il sole capriccioso ha fatto capolino fra le nuvole.

Il mio hotel Belambra Magendie è nel quartiere universitario e passeggiando fra le sue vie arte, storia e cultura si fondono in mille sguardi sconosciuti, nelle architetture dei palazzi, nelle insegne in stile liberty della metropolitana ideate nel 1899 dall’architetto Hector Guimard.  

Parigi profuma di fiori e di croissant mentre i suoi abitanti, vestiti di un nero elegante, con passo svelto corrono incontro a mille faccende, ma sempre con quel tocco bon ton che li fa apparire impeccabili in ogni situazione.

“Impara da loro Sara”, un tocco di rouge sulle labbra et voilà l’eleganza, a volte, è una cosa semplice. 
«Un croissant s’il vous plait». I tavolini dei Cafè sono rotondi, stretti e così vicini fra loro che è difficile sentirsi soli. L’intimità del momento è data dai pensieri con cui degusti la colazione accanto a perfetti sconosciuti. Poi si riparte a passo svelto.  

«Je prends le métro». Per arrivare ai principali monumenti è il mezzo più comodo e veloce. Con la card Paris Visite si può girare per giorni in un valzer infinito in cui l’arte cede il posto alla storia, che ti regge saldamente, prima di cedere il passo all’inaspettata meraviglia di trovarsi in mezzo ad una cultura cosmopolita e multietnica che ti affascina con i suoi volti mediorientali ed europei figli di una storia coloniale e oggi di una società moderna.

Volti che si ritrovano nelle opere esposte in musei come il Louvre. Lì la meraviglia l’ho trovata che mi aspettava, in un angolo, con le forme della statua Amore e Psiche dello scultore veneto Antonio Canova. Eterna raffigurazione di un desiderio incompiuto, di un conflitto tra sentimento e ragione che si riflette nello spazio di un abbraccio.

La meraviglia è anche questo, perdersi fra le sale del museo D’Orsay, tra mondi impressionisti. Ammirare Notre Dame da un battello sulla Senna per poi entrare nella cattedrale per una preghiera o una speranza. Perdersi al calar della sera quando si alza il vento e si accendono le prime luminarie natalizie in place de la Vendome.

La meraviglia a Parigi è osservare, seduta ad un Cafè, innamorati al primo appuntamento dove l’attesa si scioglie in un sorriso e l’imbarazzo si stempera imparando a conoscersi.
È perdersi negli ampi viali per arrivare per caso davanti all’Arco di Trionfo. È sorridere davanti alle vetrine di negozi dove non potrai mai entrare ma dove dovevi assolutamente fermarti tanto erano belle. 

La meraviglia a Parigi è lasciarsi trasportare da questo valzer di emozioni, vivendo la giornata per arrivare a sera, entrare in una piccola panetteria, e compare una baguette appena sfornata da gustare lentamente. Passeggiando e sorridendo a tutti perché forse il segreto della «joie de vivre» è proprio questo. 

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