Itinerario alla scoperta di Possagno, il paese e della casa dello scultore Antonio Canova
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Nella provincia di Treviso in Veneto, c’è un paese, Possagno, famoso per essere la città natale del pittore e scultore Antonio Canova.
Chi era Antonio Canova
Forse conoscete la scultura delle “Tre Grazie” oppure la più famosa statua di “Amore e Psiche”. Sono entrambe opere di Antonio Canova il massimo esponente del Neoclassicismo. La tendenza culturale, sviluppatasi in Europa fra il XVIII e il XIX secolo, che riprendeva i canoni di arte e bellezza dell’antica Grecia e dell’antica Roma.
POSSAGNO
Canova nacque nel piccolo paese di Possagno nel 1757 e visse con suo nonno Pasino Canova, di professione scalpellino, che lo iniziò alla bellezza dell’arte.
Dopo alcune esperienze a Venezia aprì una sua bottega ed iniziò ad ispirarsi alle sculture dell’antica Grecia e di Roma. Visse anche a Roma dove lavorò per papi e imperatori, ma non dimenticò mai Possagno dove costruì un grande Tempio in stile neoclassico che dal 1832 custodisce la sua tomba.
LA GIPSOTECA DI ANTONIO CANOVA
Un ampio viale collega il tempio con la casa natale dell’artista che oggi è divenuta un museo. Accanto ad essa sorge la Gipsoteca canoviana che raccoglie i modelli in gesso, i bozzetti di terracotta e alcuni marmi dell’artista.
Le statue, infatti, non nascevano quasi mai dalla lavorazione diretta del marmo, ma dopo attenti studi: dal disegno si ricavava un primo bozzetto in argilla, poi si creava in gesso e solo infine lavorava il marmo.
Il museo è aperto martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica, dalle 9,30 alle 18. Il biglietto intero costa 10 euro, ridotto 6 euro. Inoltre sino al 28 febbraio 2016 il museo ospita la mostra “Antonio Canova: L’arte violata nella Grande Guerra”. Durante la prima guerra mondiale, infatti, le bombe distrussero parte del museo e danneggiarono molte opere d’arte.
L’esposizione raccoglie alcune di quelle statue rovinate insieme alle fotografie di Guido Guidi e Gian Luca Eulisse che, nei loro scatti, presentano le opere rovinate come testimoni senza tempo della più tragica e ingiustificabile delle esperienze umane: la guerra.
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