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Salvador de Bahia: dalla dea del Mare al Senhor Do Bonfim

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Itinerario alla scoperta delle tradizioni religiose e folkloristiche di Salvador de Baia: dalla casa de Iemanja, la dea del mare, alla chiesa di Nosso Senhor Do Bonfim.

Vivere Salvador de Bahia significa imparare a conoscere il suo popolo vivace, gentile, unito in una commistione di etnie, religioni e folklore che si possono ammirare ovunque.

Salvador, infatti, è conosciuta per essere la capitale del sincretismo religioso nato dalla fusione di culti e correnti di pensiero di africani, cristiani e indios. È inevitabile quindi passare dal rigore delle chiese gesuite del Pelourinho ai templi dedicati agli orishas, divinità che personificano le forze della natura.

Durante il periodo coloniale, infatti, era proibito agli schiavi professare la loro religione e mettere in pratica i loro rituali. Per aggirare questa censura, che era severamente punita, gli africani cominciarono ad adorare i loro Dei riferendosi però ai santi cattolici. In questo modo aggirarono i divieti continuando a venerare le loro divinità.

Casa de Iemanja. Photo di Sara Panizzon, TripOrTrek

IEMANJA: LA DEA DEL MARE

Passeggiando sul lungomare di Rio Vermelho, quartiere residenziale famoso nel secolo scorso come luogo di ritrovo degli intellettuali e oggi centro della movida di Salvador de Bahia, ho scoperto la Casa de Iemanja, la dea del mare.
Il culto di Iemanjá è legato agli yoruba, schiavi deportati a Bahia dall’Africa Occidentale ai tempi della colonizzazione ed il suo nome viene sincretizzato come creatrice dell’acqua e origine della vita.

Iemanja è considerata la madre di tutti gli dei e degli uomini, come la Madonna, ma il significato del suo nome è “madre i cui figli sono pesci” per questo motivo è la protettrice dei pescatori che ne gestiscono anche il tempio sul mare, la “Casa do peso”, situato accanto alla chiesa di Sant’Anna.

Il tempio è piccolo, avvolto dal profumo dei fiori che gli abitanti depositano per omaggiare la divinità, le sue pareti sono decorate con mosaici ispirati all’oceano e alle sue creature, mentre l’altare votivo è ricco di conchiglie e statue della dea, raffigurata con le vesti azzurre della Madonna e come sirena.

Iemanja è molto amata tanto che il 2 febbraio, in suo onore, si tengono nella Praia da Paciencia, grandi festeggiamenti per rinnovare il voto dei pescatori alla dea considerata una dei principali orishas del Candomblé. Questa festa iniziò nel 1923 quando i pescatori di Rio Vermelho si rivolsero a Iemanja per invocare protezione e cibo. Da allora ogni anno il rito si rinnova coinvolgendo tutta la popolazione fra offerte e rulli di tamburi che scandiscono la festa.

Fitas do Bonfim. Photo di Sara Panizzon,TripOrTrek

NOSSO SENHOR DO BONFIM

Lasciato Rio Vermelho a bordo di un Uber in mezz’ora ho raggiunto la collina di Itapagipe che accoglie una tra le 365 chiese della città di Salvador. Quella dedicata al culto de Nosso Senhor do Bonfim.
Leggenda narra che la chiesa di Nosso Senhor do Bonfim fu costruita dal capitano di marina portoghese Theodózio Rodrigues de Faria il quale, durante una forte tempesta in mare, promise a Dio che se si fosse salvato avrebbe lasciato un segno della sua devozione sulle colline di Salvador.

Così fu: dal 1772 questo luogo è diventato un simbolo del sincretismo religioso e della cultura brasiliana. Nosso Senhor Do Bonfim, infatti, è un santo democratico e popolare che si trasforma in divinità nera, cristiana o indios. Gli sono stati attribuiti numerosi miracoli celebrati in una curiosa sala ex voto, situata all’interno della chiesa, sul cui soffitto sono appese protesi di braccia, gambe, teste, simboli delle numerose richieste di grazia soddisfatte dalla bontà del Bonfim. E’ un museo strano, a tratti può sembrare macabro, ma è lo specchio della cultura di Salvador de Bahia.

Vista dall’esterno la chiesa di Nosso Senhor do Bonfim domina la città con la sua aria austera, ma a renderla meno severa ci pensano i colori di migliaia di braccialetti, simboli del culto, annodati intorno ai suoi cancelli.

Tradizione vuole che prima di lasciare il luogo sacro, bahiani e turisti acquistino i braccialetti colorati, le “fitas do Bonfim”, da legare al polso e all’ingresso della chiesa facendo tre nodi ed esprimendo altrettanti desideri per invocare l’aiuto del santo. Leggenda vuole che almeno uno di questi di realizzerà. Io ho fatto tre nodi ed espresso i miei desideri, ora attendo che il Bonfim mantenga la sua promessa.

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