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Meet the blogger: Io nel dubbio parto

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Dai viaggi nascono incontri, storie e nuove amicizie.
Ho creato la rubrica “Meet the blogger” per raccontare le avventure di amici, vicini e lontani, incontrati grazie a TripOrTrek. In questi articoli scopriremo il mondo attraverso i loro occhi e le loro esperienze. Sono ragazzi e ragazze che hanno avuto il coraggio di seguire i loro sogni e spero che queste storie possano ispirare chi desidera partire verso nuovi orizzonti.
Sara

Silvio si definisce un “malato di viaggi” anche se c’è stato un tempo in cui non sperimentava nessun trucco per risparmiare sulle prenotazioni di voli ed hotel e in cui il ‘Giro del Mondoʼ non era altro che una chimera. Negli ultimi anni, però, complice soprattutto il luogo di lavoro, lo Scalo aeroportuale di Milano Malpensa, ha aumentato le possibilità di assecondare questa sua sfrenata passione, come? Organizzando il giro del mondo con un bagaglio a mano!

Come e quando ti è venuta in mente l’idea di fare questa follia?

Chi di noi non ha mai sognato di farlo? Immaginandosi magari sperduto in qualche paesino esotico dallʼaltra parte del mondo, parlando con chissà chi e sorseggiando un cocktail. Inizialmente lʼidea era ancora più pazza: avevo intenzione di prendere al massimo 5 settimane di ferie, cosa mai fatta fino a quel momento, e farne una per ogni continente.  Così all’improvviso, in un rigido autunno del Nord Italia, facendo due conti, sia di ferie che soprattutto di soldi, quello che fino a poco prima era il sogno di un bambino di un piccolo paese di provincia stava diventando realtà. Lʼidea del bagaglio a mano è venuta naturale: andare in giro tutto quel tempo trascinando un zaino grande o magari un trolley mi faceva venire lʼorticaria al solo pensiero. In Asia/Oceania soprattutto, ho sempre dovuto acquistare il bagaglio da stiva, le restrizioni sul bagaglio a mano erano talmente restrittive che delle volte è successo che, arrivato al banco del check in, neanche mi hanno detto ‘buongiornoʼ o ‘dovʼè direttoʼ ma direttamente ‘pesi il bagaglioʼ. Così mi sono voluto lanciare in questa sfida che nessuno aveva mai fatto, chiedendomi ovviamente più volte se fossi riuscito a far entrare sia il costume da bagno sia le maglie termiche, se fossi riuscito ad attraversare diversi climi, estremi tra lʼaltro, facendo il giro del mondo avendo solo un 44lt di bagaglio a mano. Il risultato? Chiedetelo al mio povero maltrattato, scritto, graffiato, rattoppato zaino!

Foto: Io nel dubbio parto

È stato semplice organizzare ogni tappa oppure hai incontrato difficoltà?

In realtà non è che abbia pianificato ogni cosa, la parte complicata è stato cercare le compagnie aeree che avessero costi ‘umaniʼ per quanto riguarda i soli voli di andata e programmare quanto stare in ogni continente. Chi ha un minimo di dimestichezza sullʼacquisto di biglietti aerei sa che prendendo un volo andata e ritorno per una stessa destinazione ha un costo X, invece prendendo solamente lʼandata sempre per la stessa destinazione il prezzo si aggira addirittura intorno allʼY se non di più a volte. Non è stato facile, ma direi ce ne fossero di difficoltà del genere nella vita. In questi ultimi anni mi ero salvato delle pagine di siti di viaggi dove si parlava di compagnie straniere poco utilizzate dallʼItalia e questo devo dire mi ha aiutato molto.

Cosa hai provato quando sei salito sul primo aereo che ha dato inizio alla tua avventura?

Il ricordo di quella mattina è ancora scolpito nella mia mente, così come molte altre immagini di questa esperienza, se dovessi descriverla con una parola è: confusione. Ero lì in piedi, davanti al gate poco prima dellʼalba, in procinto di prendere il primo aereo di molti e la mia testa era in uno stato veramente confusionale. Sicuramente il lungo aperitivo di saluti della sera prima e le due ore di sonno non hanno di certo aiutato! Ma a crearmi quello stato cʼerano sicuramente i mille pensieri che mi stavano accompagnando quella mattina, dallʼincredulità di essere effettivamente allo ʼstartʼ all’avrò preso tutto?, dallʼemozione di aver dato vita realmente ad un sogno a se non mi do una mossa perdo già il primo volo.

Foto: Io nel dubbio parto

Quali continenti e paesi hai visitato? Quali ti sono piaciuti di più, quali meno?

Non posso ovviamente dire di averli visitati bene, ma sono stato in tutti e 5 i continenti, almeno quelli abitati, andare anche in Antartide, che alcuni reputano il sesto, mi sembrava un pò eccessivo questa volta. Le tappe sono state, in ordine:
Copenaghen, San Francisco Hawaii – Isole di Oahu e Kuai (due delle sette abitate), Sydney e Nuova Zelanda (Entrambe le isole Nord e Sud) Isole Cook – Rarotonga e Aiutataki (Due dei 15 atolli) Malesia e Borneo Malese, Singapore e Sud Africa.

In ogni continente mi sono innamorato, emozionato, ho apprezzato, assaggiato e goduto di qualcosa, non parlo solo di monumenti o di opere famose da visitare ma anche delle piccole cose, molto soggettive, che mi sono accadute. In principio, per esempio, la parte asiatica era quella, che mi ispirava meno, forse era la meno blasonata delle altre in quanto a fantasie generali, di solito i detti dellʼimmaginario comune sono “mollo tutto e vado alle Hawaii” e non in Malesia, invece quando è stato il momento di lasciarla ho fatto veramente fatica. Ho conosciuto e parlato con talmente tante persone che me lʼhanno fatta apprezzare ancora di più e in modo inaspettato, stretto amicizie con persone poi rincontrate durante il giro in altri paesi, mi sono ritrovato in un gruppo per una settimana ognuno di una nazione diversa facendo un tour nel Borneo malese. Il posto più bello dove sono stato?  La risposta è sempre la stessa…“boh! Impossibile scegliere perchè veramente tornerei in ogni luogo dove sono stato”. Ma se proprio devo fare un nome direi le Cook Islands.

Di luoghi bellissimi ce ne sono ma queste isole, forse perchè sono il posto più remoto rispetto allʼItalia dove sono stato, forse perchè sono poco accessibili, forse perchè le Cook sono le Cook mi sono rimaste dentro! Ma che dico dentro, quando si parla di questo sperduto nella maestosità del pacifico, tra la Nuova Zelanda e le Hawaii, in mezzo a km e km di mare, è come se avessi davanti ai miei occhi una fotografia reale di alcuni degli angoli di quel paradiso. Mi riaffiorano emozioni solo al pensiero di quel luogo, se ci penso bene, potrei giurare di sentire ancora il gusto di quella buonissima tortina al cocco comprata dalla signora austriaca che ormai vive sullʼisola da 15 anni vendendo quello che cucina e coltiva nel suo orto. Si forse le Cook sono un posto che non dimenticherò mai e che ognuno nella propria vita dovrebbe vedere per sapere che, credenti o meno, il paradiso esiste! 12 ore di differenza di fuso, completamente unʼaltro stile di vita, un luogo dove probabilmente non tornerò mai più, a causa proprio del costo ( siamo intorno ai 2mila € se ti va bene solo di viaggio con almeno due scali), se non forse per un fantomatico viaggio di nozze, dei tramonti con dei riflessi sul mare tra le palme da far male agli occhi per la loro bellezza e poi cʼè Aiutataki con allʼinterno dellʼisola la laguna più bella al mondo, da mozzare il fiato solo a guardarla da un monitor di un pc. Per chi non la conosce, cercatela su google e alla prima immagine aprirete una pagina di fianco per cercare quando costa arrivarci… credetemi!!!

Foto: Io nel dubbio parto

Descrivi una delle situazioni più assurde che hai vissuto…

Potrei raccontare di come è morto annegato il mio iPhone in unʼacquazzone di 2 ore durante un hiking in una zona militare chiusa ad Ohau Hawaii con una vista spettacolare sulla baia di Honolulu, o di essere stato rincorso dalla polizia in Nuova Zelanda per eccesso di velocità sulla strada più pericolosa del paese o almeno così il poliziotto disse mentre scriveva la multa! Potrei raccontare di come sono stato morso da un leone in Sud Africa, certo era un cucciolo ed era in un parco naturale, però maledetto lui se faceva male!
Di come sono rimasto bloccato allʼinterno della riserva naturale del Capo di Buona Speranza sempre in Sud Africa. Ero rimasto 20 minuti oltre la chiusura ( fissata alle 17.30 troppo presto dai!) perchè avevo perso tempo tra il Cape Point con il suo faro e proprio il Capo di Buona Speranza scattando delle foto. Io, insieme ad altri trasgressori, abbiamo dovuto aspettare 1 ora il Ranger dal paese più vicino che ci venisse a prendere le generalità per una futura sanzione (premetto che in Italia non prendo mai multe). Potrei raccontare di quando ero alle isole Cook che da un semplice ‘Ma davvero sei qui da soloʼ mi sono ritrovato dapprima a pranzo con Charles, un ragazzo neozelandese del posto, che continuava ad offrirmi birre (si ero quasi ubriaco) e poi a casa con la sua famiglia cucinando e insegnando loro come cucinare la vera pasta italiana. Oppure di quando ero a Copenaghen con alcuni amici che avevano deciso di farmi compagnia solo per quella tappa e perdendo una scommessa ho dovuto pagare il conto del tavolo ad un aperitivo.. e la Norvegia non è proprio famosa per essere economica!!! O che già al secondo giorno ho rischiato di dover rimandare il tutto per colpa una semplice zuppa! Si uno si preoccupa di chissà quali animali pericolosi in giro per il mondo, invece la zuppa non lʼavevo considerata. Non so cosa c’era dentro e non so come, ma mangiandola insieme forse a qualcos’altro mi si è rotto un molare, per fortuna poi guardandolo meglio era quasi una metà e non scopriva nessun nervo. Ovviamente io fino a quel momento non avevo mai avuto problemi del genere in tutta la mia vita, ma come si dice…chi ben comincia……..

Foto: Io nel dubbio parto

Come è stato il ritorno a casa?

Non poteva che non essere da pazzi come l’andata. Arrivai a Malpensa, dopo dopo più di due mesi in giro del mondo, da Doha, ancora me lo ricordo, erano allʼincirca le 13 quando iniziai ad incontrare qualche collega che salutandomi e congratulandosi del mio viaggio mi chiedeva “chissà ora che sei tornato, ti serve una pausa prima di tornare a lavoro” invece quello stesso stesso giorno, senza neanche disfare lo zaino alle 19 ero presente sul posto di lavoro. Lo so è da pazzi ma probabilmente se avessi avuto anche due giorni in più li avrei passati sicuramente in Sud Africa (la mia ultima tappa) piuttosto che a casa ad ‘acclimatarmiʼ. Mi sono ributtato subito nella routine, ma non potevo fare altro, il lavoro, i turni, le bollette, il mutuo, la macchina, la batteria che non andava. Il mondo sicuramente non si era fermato perchè io ero via, non sembrava neanche essere cambiato più di tanto anzi, per lui quei 66 giorni sono uno schiocco di dita in effetti, sembrava essere tutto uguale a come lʼavevo lasciato….ecco sembrava, perchè io sicuramente non lo ero.

Non puoi pretendere di tornare da una una cosa del genere e riprendere come se nulla fosse, questa non è stata una vacanza, ma neanche un viaggio, questa è stata un’esperienza di vita: la più importante che ho fatto sin ora. Il viaggio ti cambia, inesorabilmente ti cambia. Non è che io fossi sempre lì a contemplare la mia vita, ma inevitabilmente sono stato influenzato. Non parlo di una cosa generalista come dire, una ‘cultura diversaʼ, parlo proprio della visione della vita. Viaggiando da solo, emozionandomi e apprezzando piccole cose che a casa neanche avrei notato, mi sono reso conto della superficialità che dilaga nella nostra società, e confrontandomi con altre persone ho scoperto quanto ci sia di buono nel mondo. Poi però sono tornato… e sono stati cavoli…mi sono ritrovato fermo, imbambolato in mezzo alle corsie del supermercato con la mente assente….come succede in quei film dove le persone iniziano a guardare lʼattore dandogli del pazzo… ah no … la mia mente cʼera ma era totalmente da unʼaltra parte, questa, però, è unʼaltra storia…#ioneldubbiosonopartito.

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