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Il Cammino di San Colombano in Emilia Romagna

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Cammino di San Colombano Abbazia Bobbio

Il Cammino di San Colombano è un itinerario che segue l’opera di evangelizzazione del monaco irlandese in Europa. Copre 65 km in Emilia-Romagna (dei 330 km nazionali) in territorio piacentino: dal Guado di Sigerico a Soprarivo di Calendasco, fino all’Abbazia di Bobbio e alla Spelonca di San Colombano, a Coli.

Il Cammino di San Colombano in Emilia Romagna ripercorre le località toccate dal monaco irlandese durante la sua importante opera missionaria in Europa e in Italia. È un progetto di turismo lento e sostenibile per ammirare e valorizzare il territorio.

Inserito tra i Cammini e Vie di Pellegrinaggio del circuito dell’Emilia-Romagna, che vanta 21 percorsi immersi tra natura, arte, storia e spiritualità, il Cammino di San Colombano è stato realizzato in sinergia con la Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna, le associazioni dei singoli Cammini e gli operatori turistici del territorio che si conferma così la “Walking Valley d’Italia“.

L’itinerario

Il Cammino di San Colombano in Emilia Romagna è lungo 65 km (dei 330 km complessivi nel Bel Paese). Si sviluppa interamente in territorio piacentino: parte dal Guado di Sigerico a Soprarivo di Calendasco, a pochi chilometri da Piacenza, prima tappa emiliana della Via Francigena, e giunge fino all’Abbazia di Bobbio, ultimo monastero fondato dal Santo nel 614 e tra i più importanti centri monastici d’Europa. C’è poi un tratto supplementare di 8 km circa, da Bobbio alla Grotta di San Michele, l’Eremo fondato da San Colombano dove, secondo la leggenda, morì nel 615.

Il Santo

Percorrere questo itinerario significa vivere un’esperienza di turismo slow e sostenibile. Il Cammino, percorribile a piedi e in bicicletta, conduce i visitatori alla scoperta di pievi, abbazie, santuari e chiese dedicate al monaco, che, seguendo l’ideale ascetico tipicamente irlandese della “Peregrinatio pro Christo” (farsi pellegrino per Cristo), lasciò l’Irlanda insieme a 12 monaci, suoi seguaci, e viaggiò per oltre trent’anni attraverso l’Europa, fondando alcuni dei monasteri più famosi al mondo. In Italia il santo arrivò nel 612 attraversando le Alpi e giungendo prima a Milano, presso la corte dei regnanti longobardi Agilulfo e Teodolinda, e dopo 2 anni, a Bobbio.

I luoghi del Cammino di San Colombano

Il tratto regionale del Cammino parte dal Guado di Sigerico e di San Colombano (anticamente chiamato Transitum Padi), a Soprarivo di Calendasco (PC), unico attraversamento fluviale dell’intero percorso ed anche prima tappa emiliana della Via Francigena. Da qui il percorso accompagna i viandanti alla scoperta di importanti testimonianze di culto, passando per vigneti, campagne e boschi, costeggiando antiche vie d’acqua, con possibilità di sosta in agriturismi dove gustare prodotti tipici locali.

Pieve di Verdeto

Tra i principali punti di interesse delle tappe regionali del Cammino troviamo la Pieve di Verdeto di epoca romanico-gotica, nelle vicinanze di Agazzano, che conserva affreschi di grande pregio risalenti alla scuola dei Bibiena.

Proseguendo, si incontra il Castello di Monecanino, frazione di Piozzano, sul crinale settentrionale della Val Luretta, in una posizione che consente un’ampia visuale sulla Pianura Padana. Sorto intorno all’anno Mille a difesa della località, il castello fu raso al suolo da Federico Barbarossa nel 1164 e poi ricostruito fino a diventare un piccolo borgo fortificato.

Il Borgo di Travo

Altro luogo significativo del Cammino è l’antico Borgo di Travo, piccolo gioiello sulla riva sinistra del fiume Trebbia, insieme alla Torre di Bobbiano e al Castello, all’interno del paese. La Torre medievale di Bobbiano, restaurata nel 2021 e citata per la prima volta in un documento risalente al 1037, domina da sperone roccioso tutto il paesaggio circostante. Del Castello di Travo (conosciuto anche come Castello Anguissola dal nome della famiglia proprietaria), dal 1997 sede del Museo Civico Archeologico, rimane unicamente la torre e la limitrofa chiesa di San Michele.

Proseguendo lungo il percorso, la Pietra Perduca, un’ofiolite di serpentino (roccia affiorata dal magma del mantello terrestre circa 250 milioni di anni fa) alta 659 metri, la cui sommità è raggiungibile grazie ai gradini incisi nella rupe. In questo territorio, intorno al X secolo potrebbe essere stato fondato un primo edificio religioso dedicato alla Madonna Assunta, da parte dei monaci dell’Abbazia di San Colombano di Bobbio.

Accanto alla Pietra Perduca sorge la Pietra Parcellara (a 836 metri di altezza) altra roccia serpentinosa che emerge dalle viscere della Terra. L’ambiente circostante ospita ben sette habitat naturali esclusivi, dovuti proprio alla natura del suolo e alle condizioni microclimatiche. Dalla sua cima si gode il panorama su tutta la Val Trebbia, la Valle di Bobbiano, la Val Luretta e il Monte Penice, mentre ai piedi della Pietra vi è l’Oratorio dedicato alla Madonna di Caravaggio.

Bobbio e la sua abbazia

Il tratto conclusivo del Cammino giunge a Bobbio e all’Abbazia di San Colombano, la cui cripta conserva il sarcofago rinascimentale della tomba del Santo. Oltre al Monastero di San Colombano, sono da visitare il chiostro, il Museo dell’Abbazia, il Museo della Città e il Museo del Novecento, con la ricca collezione pittorica Mazzolini di artisti come De Chirico, Fontana, Rosai e Giò Pomodoro. Non da ultimi, il Duomo dedicato a Santa Maria Assunta, fatto erigere nel 1073 e sede vescovile sino al 1989, quando la Diocesi di Bobbio è stata aggregata a Piacenza, e il Castello Malaspina che domina la parte alta della città.

A poca distanza dal centro di Bobbio, il Ponte Vecchio detto anche Gobbo o Ponte del Diavolo, è il simbolo più conosciuto del paese. Infine, dall’Abbazia, si può percorrere un tratto di 8,6 km fino alla Grotta o Spelonca di San Michele a Coli, mèta della tappa supplementare del Cammino. È questo l’Eremo fondato da San Colombano dove era solito ritirarsi e dove, secondo un’antica tradizione, morì il 23 novembre del 615. La grotta è raggiungibile a piedi dalla piazza di Coli, risalendo tra fitti boschi di castagni la sponda sinistra del torrente Curiasca.

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