Yangon è la porta d’accesso al Myanmar nonché la città più importante del paese. L’abbiamo conosciuta al calar della sera, quando il buio invade le strade e le uniche luci che brillano sono le cupole delle pagode e le insegne di bar e ristoranti nei quartieri moderni. E’ una città dal fascino oscuro e decadente: molto spesso, infatti, non c’è la corrente elettrica e si verificano lunghi black out.
Quì il tempo sembra essersi fermato, Yangon è sporca, nera, caotica, ma nel buio si trova sempre una luce. La nostra è stata la vista dalla terrazza del Lavender hotel: davanti a noi, immensa e splendente, c’era la Shwedagon Paya. La pagoda simbolo del Myanmar nonchè l’edificio più importante di Yangon che oggi è una metropoli suddivisa in 33 township. Noi alloggiavamo a Bahan, un quartiere diviso tra ricchezza e povertà, tra folklore e modernità. Ovviamente eravamo nella parte folkloristica ma questo l’abbiamo scoperto solo il secondo giorno quando, con la luce del sole, abbiamo notato che l’entrata dell’hotel è nascosta da un mercato con banchi di pesce, carne e fiori, l’albergo però è ben tenuto, con camere spaziose, pulite e dotate di bagno. La colazione offre specialità asiatiche e caffè, perciò se volete una brioche dovete andare nel quartiere moderno perchè in questa zona non ci sono molti bar, ristoranti o caffetterie con prodotti occidentali. Durante il colonialismo inglese, infatti, il cuore commerciale della città venne spostato verso il fiume dove tutt’ora è possibile trovare hotel di lusso e grattacieli.
La città si sveglia all’alba e la vita si svolge in strada, lentamente le vie si riempiono di artigiani, donne che fanno la spesa, tassisti, autobus, monaci che chiedono la questua, bambini e anziani. La luce del giorno, però, permette di vedere una realtà dura, povera, umile. Una realtà fatta di case dai tetti in lamiera, baracche in legno, persone vestite di stracci, bambini dallo sguardo profondo di chi ha vissuto già molti stenti nonostante la tenera età.
Yangon però non è come tutte le altre città asiatiche. Vista dall’alto non è una cozzaglia sterminata di cemento bensì è una città piena di verde. L’occhio infatti non si perde nel grigiume delle abitazioni, ma si ferma sulle cime degli alberi che qua e là intervallano le zone residenziali con parchi e foreste. L’impatto è brutale, ma questa è l’Asia vera, quella che non conosce ancora gli effetti della globalizzazione, l’Asia selvaggia e meravigliosa, l’Asia povera, l’Asia che si sta aprendo al mondo. L’Asia che sorprende.
Nei prossimi articoli vi proporrò alcuni itinerari per scoprire curiosità e attrazioni turistiche di Yangon.
Viaggio e racconto il tuo territorio scrivendo di turismo, marketing territoriale e storytelling nel mio blog TripOrTrek
Please Another Make up by lellaj1005
Oh mamma piccola sara…. che meravigliose esperienze fai… anche in questo viaggio mi hai fatto sognare e vivere. Grazie
sara
Lella ma grazie a te sei sempre gentilissima 😊 come stai?
Please Another Make up by lellaj1005
Poco presente ma in forma grazie mille mia cara. Tu?
sara
Anche io sto bene 😀
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